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"Il luogo": l'ultimo libro della scrittrice libanese Emily Nasrallah

Il luogo rimane uno degli aspetti più significativi della narrativa di Emily Nasrallah, ed è proprio con questa parola che la scrittrice ha voluto intitolare il suo ultimo libro, al-Makan, pubblicato dalla casa editrice Dar Onboz. Questo libro fa parte del progetto più ampio di apertura della Touyour Ayloul Foundation e della prima mostra intitolata: "Il luogo: un libro aperto".

Il luogo di cui parla Nasrallah è da intendere come lo spazio a cui ognuno sente di appartenere nonostante quelle circostanze che a volte portano le persone ad abbandonarlo per trovare una vita migliore altrove. Ed è proprio per questo che in occasione della Fiera del libro francofono a Beirut, durante la presentazione del libro, la direttrice di Dar Onboz, Nadine Touma, ha invitato i presenti davanti ad una cartina del Libano sulla quale dovevano segnare qual era il proprio luogo di appartenenza (potete trovare il video sulla pagina Facebook di Dar Onboz  https://www.facebook.com/Dar-Onboz-126646897413868/).

Per Emily Nasrallah quel luogo è sempre stato Kfeir, il villaggio dove ha vissuto l'infanzia, dove sono rimasti i suoi ricordi più intimi. Per lei il luogo e la sua appartenenza ad esso sono sempre stati fondamentali per la costituzione della propria identità, e lo sono ancora di più di fronte ai fenomeni dell'emigrazione che ha caratterizzato e che caratterizza tutt'ora il Libano. Per dirla con le parole di Nadine Touma: "L'emigrazione è forse quello che riunisce i libanesi più del kebbeh".

al-Makan è una biografia della scrittrice nella quale racconta parti della propria esistenza a Kfeir. Racconta le storie della sua famiglia e della migrazione che alcuni membri hanno sperimentato per fuggire dalla povertà, dall'impero ottomano e dalle guerre mondiali. Kfeir, quindi, è il luogo per eccellenza dove avvengono i fatti che Nasrallah racconta, i quali in qualche modo comprendono tutto il viaggio letterario della scrittrice che inizia con il primo romanzo Touyour Ayloul (Uccelli di settembre) e finisce con al-Makan; come un cerchio che si chiude, come il ritorno "degli uccelli di settembre" al loro luogo originario. Nel raccontare alcune vicende della sua infanzia, Nasrallah mostra le atmosfere della vita rurale, le sue tradizioni sociali e i suoi sogni. Inoltre, per la prima volta fa delle riflessioni sulla natura, sulla morte, sulla fede e sull'essere umano. 

Insieme al romanzo autobiografico, ci sono altri tre oggetti indispensabili per immergersi a pieno nell'atmosfera e nel luogo che Nasrallah ha voluto ricreare. Uno di questi è un libricino con all'interno più di 240 fotografie che ritraggono la scrittrice e alcuni membri della sua famiglia; 67 disegni artistici e alcune informazioni sulla storia e la geografia di alcuni luoghi del Libano nella prima parte del secolo scorso. A questo vengono allegate due cartine geografiche: una rappresenta le migrazioni interne, quindi gli spostamenti dei libanesi dalle zone rurali verso le città, e l'altra invece l'emigrazione fuori dal Libano. 

Con questo libro Nasrallah ci riporta alle atmosfere che quel luogo ha suscitato in lei. Tutti i suoi romanzi sono legati alla stessa domanda: “Restare o scappare?”. Lei aveva deciso di restare, di continuare a vivere quel luogo così ricco di significati e ricordi.

 

Per coloro che volessero leggere un romanzo di Emily Nasrallah, vi ricordiamo che la casa editrice Jouvence, nella collana Barzakh, ha pubblicato il romanzo “Viaggio contro il tempo” tradotto da Nadia Rocchetti. Per chi fosse in zona, martedì 27 novembre alle 18.30 ci sarà una presentazione del libro tenuta dalla stessa traduttrice presso la libreria Les Mots (qui per vedere l'evento http://www.librerialesmots.it/evento/viaggio-contro-il-tempo/?instance_id=1020.

 

di Beatrice Morlacchi

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