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In ricordo di Fatima Mernissi

La sociologa marocchina Fatima Mernissi non ha certo bisogno di presentazioni: le sue opere sono state tradotte in più di venti lingue e ritradotte in arabo (la scrittrice scriveva in francese).  Ha vinto nel 2004 il prestigioso premio “Principe delle Asturie”. 

A cinque anni dalla sua scomparsa, un evento internazionale voluto dalla Vrije Universiteit di Bruxelles celebra oggi l’importanza della sua figura. In Italia è nota soprattutto per opere quali “La terrazza proibita”; “l’Harem e l’Occidente”; “Islam e Democrazia” e “Karawan. Dal deserto al web”, tutti editi da Giunti. Mernissi si è impegnata, nel corso della sua carriera, a decostruire il binomio che lega il Mondo arabo alla violenza, narrazione cara allo scontro di civiltà secondo cui la comunicazione tra due culture così distanti è impossibile. Ma se la comunicazione è frutto di esercizio, allora quella che è mancata finora è stata la volontà di interagire con l’altro, di aprirsi al dialogo. 

Come sostiene la scrittrice in un’intervista con Luciano Minerva in occasione del Festivaletteratura di Mantova nel 2002, “la violenza fa notizia”, motivo per cui l’Islam virtuoso è spesso sottorappresentato. Un altro tema cardine della sua produzione letteraria è stata la l’esclusione della donna, quella musulmana in particolare, dalla sfera pubblica e politica. La rivendicazione di uno spazio per le donne è un caro a “L’Harem e l’Occidente”, dapprima censurato in Marocco e successivamente riscoperto e ritradotto in arabo. La concezione di “harem” arricchisce il significato originario e va inteso come spazio “monosex”: si evince che qualsiasi luogo che marginalizza le donne è un harem. Vi lasciamo con una breve video biografia in francese realizzata da “Brut” che sintetizza il pensiero di una delle donne arabe più influenti del nostro secolo. 

 

Articolo di Paola Saviano 

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