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Un fumetto in ricordo dei diritti negati

Chi sa spiegare con dovizia di particolari ciò che è accaduto in

Palestina dopo la seconda guerra mondiale e fino ai giorni nostri? Chi sa farlo in maniera coinvolgente e interessante?

Infinite pagine sono state scritte dai migliori intellettuali e storici, ma chi le ha davvero lette e comprese?

Lena Merhej, visual storyteller libanese, per ripercorrere quelle vicende cerca un’altra strada, per la quale anche in Italia è già conosciuta, quella del fumetto. A tal fine prende spunto dalla storia ufficiale ma anche dalle vite di alcuni palestinesi, che dai posti più lontani del mondo comunicano attraverso la rete, e intesse un racconto davvero originale e non facile da comprendere, intitolandolo “Kaman sina”.

 

Iniziamo a leggerlo e a contemplarlo e notiamo fin da subito qualcosa di decisamente anomalo: tra quei disegni in bianco e nero, stilizzati ma evocativi, tra quei dialoghi e quelle considerazioni in dialetto levantino, sbuca un frammento in lingua araba letteraria, estrapolato dai testi ufficiali delle risoluzioni ONU. È la risoluzione dell’Assemblea Generale numero 181 del 1947. Essa irrompe all’interno del fumetto per ricordarci uno dei momenti principali di quella terribile partizione.

 

Proseguiamo. Ed ecco un altro brano, tratto questa volta dalla risoluzione numero 194 del 1948: serve a mettere l’accento sul fatto che ai rifugiati palestinesi fu in definitiva concesso di tornare nelle loro case... spesso distrutte od occupate.

Veniamo intanto a conoscere e a riconoscere i nomi arabi ed ebraici di alcune zone geografiche. Scopriamo che per riequilibrare

l’insediamento musulmano di Nazareth fu creata un’altra Nazareth a cui si diede il nome di Illit e che all’insediamento musulmano di Saffuriyya, che fu spopolato, si sostituì l’israeliana Zippori. Capiamo che siamo a nord, in quella regione il cui nome così tante volte abbiamo ascoltato nei testi religiosi a cui siamo stati indirizzati sin da piccoli: la Galilea.

Oggi Nazareth è Israele a tutti gli effetti. Non è Cisgiordania, non è Gaza. È Israele, solo Israele, ma con tantissimi arabi.

 

Continuiamo a leggere. E continuano le citazioni provenienti dai testi ufficiali.

La risoluzione 302 del 1949 ci ricorda la creazione dell’Agenzia dell’ONU per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel

Vicino Oriente.

La risoluzione 3236 del 1974 riguarda l’autodeterminazione del popolo palestinese.

La risoluzione 2649 del 1970 è più generale, sul diritto da parte dei popoli sottoposti a dominio coloniale di ricevere aiuto.

La 446 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 1979 è sull’illegalità degli insediamenti israeliani, ritenuti veri e propri ostacoli alla pace.

La 478 del 1980, sempre del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è sul ritiro israeliano da Gerusalemme.

Già la numero 242 del 1967, anno della terribile guerra dei Sei giorni, riguardava il ritiro degli eserciti israeliani.

Alcune altre sono citate, intersecandosi agli eventi che accadono ai protagonisti.

Risoluzioni quasi sempre completamente inascoltate.

 

I personaggi sono tutti palestinesi. C’è chi vive a sud-ovest, nella striscia di Gaza. Chi al centro, in Cisgiordania, la “Giudea e Samaria” degli ebrei, la “al-Diffa al-Gharbiyya” degli arabi, la “West Bank” degli inglesi, là dove uno dei check point più tristi e umilianti per la popolazione palestinese, che separa Gerusalemme da Ramallah, ci appare simile a un formicaio, forse appositamente disegnato così dall’illustratrice.

C’è chi vive in Libano e Palestina. C’è chi ha viaggiato e chi vive in America. Paesaggi diversi, che il bianco e nero rende magici. Alcuni dei protagonisti, attraverso video e fotografie, hanno fornito materiale per la riuscita del progetto fumettistico di Lena Merhej.

Palestinesi sradicati, un architetto, una cineasta, una fotografa, un pescatore, una studentessa di diritto, un bimbo che gioca a pallone vicino a un muro tristemente famoso. Dai loro visi stilizzati emana una dignità dirompente. Con più forza che in un libro, che in un film o che in una fotografia.

Speriamo che dopo “Marmellata con laban”, dedicata al Libano, anche questa difficile opera dell’autrice libanese di madre tedesca dedicata alla Palestina possa avere presto una traduzione in italiano.

 

Testo di Luca Calistri 

 

Titolo originale: Kaman sana 

Titolo tradotto: Un altro anno 

Autori:  Maher Abi Samra  – Lena Merhej 

Casa editrice: Komiks al-nashr (Kūmīks al-našr)

 

Genere: graphic novel 

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