Ci lascia all'età di 63 anni lo scrittore e attivista palestinese Walid Daqqa

Il mondo della letteratura araba per l’infanzia ha perso un grande scrittore, Walid Daqqa, celebre intellettuale e prigioniero politico palestinese. Ha esalato il suo ultimo respiro domenica 7 aprile nella sua cella del carcere israeliano di Shamir, nel quale era detenuto da 38 anni.

Originario di Baqa al-Gharbiyye, membro del Fronte popolare palestinese, fu imprigionato nel 1986 a seguito del coinvolgimento nell'omicidio di un soldato israeliano. Sebbene la corte non lo abbia ritenuto colpevole dell'omicidio, è stato condannato al carcere a vita con l’accusa di essere a capo della cellula del PFLP responsabile dell'atto. Dal 2022 era affetto da una grave e rara forma di cancro al midollo osseo, aggravatosi per assenza di cure adeguate all’interno del penitenziario, motivo per il quale da tempo se ne richiedeva il rilascio. Era il prigioniero “più anziano” del carcere, detenuto da più tempo, ed assieme ad altri 12 detenuti era tra gli unici ad essere rimasti in carcere da prima degli accordi di Oslo.

 

Nonostante abbia trascorso due terzi della sua vita dietro le sbarre, Walid Daqqa è stato un mentore del movimento dei prigionieri palestinesi. Di fatti, ha conseguito la laurea ed un master in scienze politiche e un dottorato in filosofia, che gli hanno permesso di sviluppare una coscienza politica e una cultura rivoluzionaria.

 

In occasione di un’intervista dal carcere, conosce e si innamora della giornalista palestinese Sanaa Salama. Riescono a sposarsi, non senza difficoltà, nel 1999. Spinti dal desiderio di avere un figlio, hanno richiesto per anni dei permessi per incontrarsi, tutti rinnegati. Nel 2011 scrive “Lettera all’ancora-non-nato figlio”, un dialogo con un figlio immaginario a cui spiega le condizioni della sua prigionia. Nel 2019 riesce a far uscire clandestinamente il suo sperma dal carcere, grazie al quale, mediante l’inseminazione artificiale, nascerà sua figlia Milad, che in arabo vuol dire “nascita”, la più piccola palestinese con un fascicolo a suo carico aperto dai servizi segreti israeliani.

 

Ha svolto il suo ruolo di attivista nella lotta per la libertà dei prigionieri palestinesi anche attraverso la scrittura; infatti, è stato un narratore e saggista di successo. Ha scritto diversi libri in cui ha condiviso i suoi pensieri sul destino politico del suo popolo e sulla condizione di prigionia.

Oltre al genere della cosiddetta “letteratura di prigionia”, si è dedicato con passione anche alla letteratura per l’infanzia. Gli fu commissionata una trilogia dall’Istituto Tamer, ONG educativa fondata nel 1989 come risposta naturale e necessaria alle urgenti esigenze della comunità palestinese durante la prima intifada. La trilogia si proponeva di narrare in modo fiabesco le vicende autobiografiche dell’autore, in particolare il suo rapporto con la figlioletta Milad, che non gli era permesso vedere.  Lo fa attraverso la storia del dodicenne Jude, concepito con lo sperma di suo padre portato clandestinamente fuori dalla prigione, che affronta con coraggio le sfide proprie dei bambini palestinesi nati sotto l’occupazione.

 

Di questa trilogia, Walid Daqqa è purtroppo riuscito a pubblicare solamente i primi due libri: il primo, “Hikaya sir al-zayt” (La storia del segreto dell’olio), lanciato nel 2018 presso il museo Mahmoud Darwish di Ramallah, spiega la sofferenza dei figli di prigionieri palestinesi, ai quali spesso viene impedito di incontrare i propri cari.

La storia inizia con Jude che si prepara per fare visita a suo padre, che viene poi annullata per motivi di sicurezza. Deluso, si avventura nella campagna dove dialoga con piante e animali magici, condividendo il proprio dolore causato dall'occupazione israeliana. Umm Rumi, un ulivo millenario, rivela a Jude il segreto del suo olio sacro, capace di rendere invisibile chi lo strofina sulla pelle. Usando quest’olio, Jude riesce finalmente a raggiungere suo padre nella cella della prigione, il quale teme di perdere la ragione quando sente la voce di un bambino pronunciare le parole: “Sono tuo figlio, Jude”. Il dialogo con il padre imprigionato, il modo in cui raccomanda al figlio di impegnarsi per l’etica, l’educazione e la libertà, riflettono l’atteggiamento dello scrittore, che nonostante abbia trascorso la vita in prigione crede ancora nella speranza.

Nel 2018 il romanzo ha vinto il prestigiosissimo premio per la letteratura araba per bambini Etisalat, istituito nel 2009 dalla Arab Children's Book Publisher's Forum, come miglior libro per ragazzi, assumendo così un forte valore politico e storico. In Italia viene pubblicato nel 2020 da Atmosphere libri, con la traduzione di Federica Pistono.

 

Con il secondo libro della trilogia “Hikaya sir al-sayf” (La storia del segreto della spada), pubblicato dall’Istituto Tamer nel 2021, l’autore, attraverso le avventure di Jude, va a toccare altri due temi fondamentali riguardanti la situazione dei palestinesi: la condizione dei rifugiati e il loro diritto al ritorno.

 

Il titolo del terzo libro della trilogia è “Hikaya sir al-tayf: al-shuhada’ ya’uduna ila Ram Allah” (La storia del segreto dello spettro: il ritorno dei martiri a Ramallah), romanzo ultimato nel 2022, ma che non è stato mai pubblicato.

 

Per Walid Daqqa la scrittura rappresentava un modo di evadere dalla sua condizione di prigioniero, diceva che fosse “il tunnel che scavo sotto le mie mura per rimanere in contatto con la vita, la gente e il mondo. […] Scrivo fino a quando non sarò liberato dalla prigione, con la speranza di liberare me dalla prigione.”

 

Dedica il suo La storia del segreto dell’olio “a tutti i bambini che sono diventati adulti prima del tempo e a tutti gli adulti che dalla prigione sono stati privati di un sapore di infanzia”.

 

Testo di Mariapina Tripaldi

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