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From Palestine with Art

Alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte che si svolgerà tra il 23 aprile e il 27 novembre 2022,  la Palestina è presente tra gli Eventi Collaterali della Biennale di Venezia con la mostra “From Palestine With Art” proposta da un’istituzione internazionale di rilievo quale è il Palestine Museum US. La mostra è visitabile gratuitamente.

Ho avuto la fortuna di visitarla in pre-opening e di osservare non solo le opere d’arte ma anche l’emozione di molti palestinesi provenienti da vari paesi quando sono entrati nella sala espositiva.  

Ospitata al primo piano dello storico Palazzo Mora a Cannaregio, la mostra accoglie i visitatori con una ricca e diversificata proposta artistica: dipinti, sculture, fotografie, manufatti e preziosi abiti a testimoniare il fermento creativo della società palestinese dentro e fuori la Palestina.

Immigration di Mohammed Alhaj
Immigration di Mohammed Alhaj

Ad accoglierci una grande mappa che cattura l’attenzione: un enorme pannello a pavimento, dalla grafica curatissima che riporta i nomi di città, villaggi, wadi e colline: è la Palestina dal fiume al mare, dal Giordano al Mediterraneo. Questa mappa collega l’arte alla storia e trascina il visitatore in un viaggio alla scoperta di luoghi e simboli della Palestina.

Una mappa della Palestina del 1877 tratta da un libro di Salman Abu Sitta, ricercatore e studioso palestinese che ha dedicato il suo lavoro alla ricostruzione geografica della Palestina storica e a dimostrare la legalità e la fattibilità del diritto al ritorno dei profughi.

Una delle sue opere più importanti “La mappa del mio ritorno. Memoria palestinese” (Edizioni Q – 2020) è stata pubblicata in italiano da Wasim Dahmash.

Alzando lo sguardo dalla mappa si incrociano i ritratti di personaggi importanti della storia, della letteratura, dell’arte e del cinema palestinese racchiusi in un’unica opera “Palestinian Portraits” 2022 di Jacqueline Bejani, pittrice palestinese nata a Beirut, che vive e lavora in Lussemburgo. Il suo dipinto è un tributo ai poeti Fadwa e Ibrahim Toqan, Mahmoud Darwish, allo scrittore Ghassan Kanafani, all’attrice Hiam Abbas, alle scrittrici Suad El Amiry e Susan Abuhawa, alla pittrice Samia Halabi e alla politica Leila Shahid. Questi ritratti fanno parte di una serie di più di cinquanta dipinti che l’artista ha realizzato sperimentando tecniche diverse. 

Palestinian Portraits (2022) di Jacqueline Bejani
Palestinian Portraits (2022) di Jacqueline Bejani

Tra i dipinti di Taqi Sabateen e Nabil Anani, entrambi presenti alla mostra con quadri raffiguranti la campagna e il paesaggio collinare palestinese, sono posizionati due abiti tradizionali provenienti uno dall’area di Ramallah e l’altro dalla zona di El Khalil (Ebron). Questi vestiti fanno parte della più ampia collezione al mondo di costumi tradizionali palestinesi, la Palestinian Heritage Foundation (PHF) di Hanan e Farah Munayyer

In questa area espositiva è stato collocato un ulivo dai cui rami pendono le chiavi delle case dei profughi.

Il progetto espositivo passa dal simbolismo al linguaggio del modernismo con artisti come la già citata e famosa Samia Halabi.

Davanti all’acrilico su tela “Immigration”, opera del gazawi  Mohammed AlHaj,  il visitatore resta turbato dalle linee delle figure in movimento, dalle direzioni e dalle distanze che rievocano la diaspora forzata dei palestinesi e l’alterazione dei paesaggi mentre la dimensione temporale è resa da sfumature di colori.  Sue anche due sculture realizzate con tecniche sostenibili attraverso l’uso del cartone, una delle quali si intitola “Women’s March” 2021.

In questa mostra ciò che sorprende è la presenza femminile sia come artiste, sia come soggetti delle opere d’arte esposte, come nel dipinto di Nameer Qassim, “Enoug”2020 o in alcune fotografie.

Brani del repertorio musicale tradizionale palestinese mi hanno accompagnato in questa esplorazione artistica lasciandomi piacevolmente sorpresa per la quantità e la qualità delle opere. Sono in mostra artisti con le loro storie di vita dentro e fuori la Palestina, con le loro tecniche, con le loro sperimentazioni e linguaggi che coesitono in armonia. Due sono le immagini che maggiormente mi hanno mostrato questa armonia, due volti di donna: quello ritratto dalla fotografa Hanan Awad “Face of Resilence” e quello che si intravede nel già citato “Enoug” che richiama alla mente l’immagine di Khalida Jarrar, simbolo di Resistenza.

A Palazzo Mora è in mostra la Palestina attraverso la determinazione dei suoi artisti.

Tutto questo si deve al fondatore del Palestine Museum US, Faisal Saleh, e alla curatrice Nancy Nisvet.

La famiglia Saleh è originaria di Salama, una cittadina palestinese a pochi chilometri da Yaffa. Nel 1948 furono costretti a lasciare la loro casa e a rifugiarsi a Bireh, vicino Ramallah, dove nacque Faisal, ultimo di ben undici figli. Molto giovane raggiunse un fratello negli Stati Uniti dove completò gli studi universitari e iniziò la sua carriera.

L’amore per il proprio paese ha portato Faisal a realizzare il Palestine Museum US, uno spazio espositivo dedicato all’arte, alla cultura e alla storia della Palestina. Sul sito internet del Palestine Museum appare un grande display digitale, il Time since Nakba, che conta gli anni, i mesi, i giorni, le ore e i minuti trascorsi da quell’evento che ha sconvolto la vita di tutti i palestinesi.

Oggi Faisal è un mecenate che si adopera per sostenere gli artisti palestinesi. Sua è la proposta della mostra “From Palestine With Art” che ha curato nei minimi dettagli con passione e tenacia, portando all’esposizione artisti palestinesi provenienti dalla Cisgiordania, da Israele, da Gaza, dai paesi arabi, dall’ Europa e dagli Stati Uniti. Oltre a quelli citati, sono in esposizione le opere di: Rania Matar, Rula Halawani, Mohamed Khalil, Samar Hussaini, Nadia Irshaid Gilbert, Lux Eterna, Susan Bushnaq, Sana Farah Bishara, Ibrahim Alazza, Ghassan Abulaban, Karim Abi Shakra.

 

Maggiori notizie sugli artisti e le opere in esposizione si possono trovare nel catalogo curato da Faisal, un’opera preziosa che permette di immergersi nei temi, nei colori, nella storia dei luoghi, nell’arte di donne e uomini della Palestina. Il catalogo è in vendita sul sito del Palestine Museum US.

 

La mia visita sta per concludersi quando prima di lasciare la sala espositiva attira la mia attenzione Lubna, una bambina statunitense di origine palestinese, arrivata con i genitori da Chicago. La sua attenzione viene catturata dall’immagine di un’anziana nell’opera “Woman carries the Weight of our Past and Our Future” di Nadia Irshaid Gilbert. La piccola osserva la tela ed esclama “Ya Mama hia Tushbih bi sittek  illi bil Quds wa omrek ma shuftuha?”, (هي شبه ستك الي من القدس الي عمرك ما شفتيها يا ماما؟)

 chiedendo alla madre se la donna della foto assomigliasse alla sua bisnonna di Gerusalemme che non ha mai visto. Per lei solo una vaga immagine legata al ricordo della mamma: From Palestine with love  

 

testo di Pina Fioretti 

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