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Le poussin n’est pas un chien: quarante ans de création arabe en littérature pour la jeunesse, reflet et projet des sociétés (Égypte, Syrie, Liban)

Pubblicato su Liber numero 122 pag.80

La cassetta degli attrezzi

  

STRUMENTI   Per operare nel mondo del libro per ragazzi

 

Mathilde Chèvre

Aix en Provence, IFPO-Iremam,

2015, 203 p., € 30,00

 

Le poussin n'est pas un chien (Il pulcino non è un cane), un titolo divertente per un testo che ripercorre gli ultimi quaranta anni della letteratura per bambini in lingua araba proponendo una lettura delle “produzioni artistiche” come espressione delle trasformazioni della società in paesi come l’Egitto, la Siria e il Libano. Lo studio mette in relazione la creazione degli albi illustrati per bambini con il contesto socio-politico, dimostrando come il messaggio che veicolano sia un riflesso del progetto di costruzione della società.

Il titolo Le poussin n’est pas un chien è tratto da un albo illustrato pubblicato in Egitto (1) che descrive il passaggio dal mondo dell’infanzia, simboleggiato dal pulcino accoccolato in grembo alla madre, verso il mondo degli adulti, rappresentato dal cane che vive fuori dal contesto familiare. L’autrice Mathilde Chèvre è una studiosa della letteratura per l’infanzia, a sua volta autrice e illustratrice di albi illustrati, direttrice di Le Port a jauni, una casa editrice, con sede a Marsiglia, specializzata nella pubblicazione di libri bilingue arabo-francese. “Je me suis assise du côté des adutes” (“Mi sono seduta dalla parte degli adulti”): con questa affermazione Mathilde Chèvre definisce l’approccio con cui ha condotto la sua ricerca, ossia interrogando il mondo degli adulti che a vario titolo si occupano di letteratura per l’infanzia: autori, illustratori e editori arabi. Il testo si sviluppa in quattro capitoli tematici attraverso i quali Mathilde Chèvre ricostruisce la storia e il panorama editoriale per l’infanzia in Egitto, Libano e Siria. La scelta di concentrarsi solo su questi tre paesi risiede nell’importanza storica che essi rivestono nell’editoria araba. Il primo dei tre capitoli, di carattere essenzialmente storico, mette in evidenza lo stretto legame tra storie nazionali, l’evoluzione del pensiero, le ideologie, il coinvolgimento degli artisti e le loro pubblicazioni.

È il caso, per esempio, della nascita della prima casa editrice interamente dedicata alla letteratura per ragazzi Dâr al-Fatâ al-‘arabÎ, nata dalla volontà di un gruppo di intellettuali, autori e artisti, provenienti da diversi paesi arabi, di impegnarsi in un progetto editoriale che si rivolgesse ai “bambini arabi” e il cui collante è stato la lotta per la causa palestinese. Nel secondo capitolo si evidenzia come l’anno 2000 rappresenti uno spartiacque che vede il panorama editoriale arabo arricchirsi di nuove case editrici e progetti editoriali il cui intento è di colmare il ritardo rispetto all’occidente. Questo movimento di rinnovamento, a cui fa da sfondo una relativa stabilità dei governi dei singoli paesi presi in esame, investe sia le strutture editoriali che i contenuti delle creazioni artistiche. Si assiste a una crescente presenza delle donne sia in qualità di autrici che di responsabili delle case editrici. Quanto ai contenuti, vengono privilegiate, attraverso un approccio ludico, le storie che si avvicinano alla realtà quotidiana del bambino.

Nei successivi capitoli, il punto di vista cambia a favore dell’analisi dei contenuti, delle tematiche e delle illustrazioni dei libri per l’infanzia. Si assiste a un passaggio dagli albi ideologici, politici degli anni ’70, il cui scopo era di veicolare un messaggio politico, a una successiva dimensione in cui il bambino acquisisce il suo diritto a essere una persona, ad affermare le proprie istanze in rapporto al mondo degli adulti. Nel quinto capitolo si analizzano gli elementi costitutivi di un albo: la lingua e le immagini. È qui che i mondi degli autori e degli illustratori vengono messi a confronto. La scelta della lingua, materia degli autori, si inscrive nell’ annoso problema mai risolto tra l’arabo letterario e i dialetti. Mentre gli illustratori rivendicano, attraverso le loro creazioni, “un’immagine araba” di cui fanno risalire le origini all’eredità artistica tradizionale costituita dalle miniature, le calligrafie e i disegni faraonici. Nelle conclusioni ritroviamo la tesi sostenuta da Mathilde Chèvre: il panorama editoriale per bambini e le sue produzioni artistiche sono da considerarsi come parte di un movimento d’avanguardia, innovatore, che ha mantenuto questa caratteristica nei quaranta anni oggetto di studio. Il testo si conclude con preziose note bibliografiche degli autori e illustratori citati, che purtroppo sono poco conosciuti in Italia a causa della scarsa presenza di opere tradotte dall’arabo all’italiano.

Questo volume rappresenta il primo e unico lavoro dedicato alla letteratura araba per bambini: un testo fondamentale per chi si occupa di letteratura per ragazzi. Un prezioso strumento di lavoro ma allo stesso tempo una piacevole lettura che trasporta in un mondo artistico che può essere apprezzato ulteriormente grazie alle ricchezza delle illustrazioni che accompagnano il testo.

 

Enrica Battista

 

1Il titolo originale è Jâr al-Nabî. al-Katkût laysa kalban!, illustrazioni di Hilmî al-Tûnî, Il Cairo, Dâr al-Shurûq, 2003. Il testo è stato pubblicato in versione bilingue dalla casa editrice Le Port a jauni con il titolo Le poussin n’est pas un chien, tradotto dall’arabo da Mathilde Chèvre, Marsiglia, Le Port a jauni, 2016.

 

 

Leggi anche l'articolo della presentazione a Venezia

Link Presentazione Francese

 

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