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Le sfide del fumetto algerino: un’intervista a Dalila Nedjem

 

 

Vi proponiamo la traduzione di un interessante articolo pubblicato sul sito Arablit il 15 aprile 2020, che ha come tema la produzione fumettistica algerina.

L’articolo originale ( in lingua inglese) è stato scritto da Nadia Ghamen, autrice del blog  tellemchaho.blogspot.co.uk, incentrato sulla produzione letteraria algerina. L’articolo include una panoramica sulla produzione fumettista dell’Algeria ed un’intervista a Dalila Nedjem, fondatrice della casa editrice Dalimen.

Vi ricordiamo che su sito di Arabook potrete trovare la pubblicazione “Fatma au parapluie”, menzionata nell'articolo ed edita dalla casa editrice Alifbata in traduzione francese.

Nell'antologia Toktok potete inoltre trovare il lavoro di un’altra artista algerina, Rim Mukhtari, che ha collaborato con la rivista egiziana attraverso un fumetto onirico e carico di significato, sul tema del corpo femminile.

 

 

La casa editrice Dalimen è stata fondata in Algeria da Dalila Nedjem nel 2001. Inizialmente, Dalimen si è focalizzata sulle arti e il patrimonio culturale algerino, ma ha poi aggiunto alla propria linea editoriale fumetti e graphic novels. Ciò a partire dal 2008, anno in cui Nedjem è diventata la direttrice del FIBDA (Festival internationel de la bande dessinee d’Algier). Con l'obiettivo di parlare dell’interesse di Dalimen al mondo dell’illustrazione, Dalila Nadjem ha gentilmente accettato di rispondere ad alcune domande che vanno inquadrate nel seguente contesto letterario.

In Algeria le case editrici che promuovono illustratori locali e fumettisti sono davvero poche. Il genere fumettistico ha avuto in questo paese una storia difficile sin dagli anni 90’, anni in cui autori come Brahim Guerroui (aka Gébé), Mohamed Dorbane, e Saïd Mekbel, sono stati assassinati. Nonostante questo, in precedenza i fumetti avevano avuto un certo successo all'interno della produzione letteraria algerina.

 

Il debutto del fumetto algerino, sebbene ne rimangono poche tracce, si può collocare nel periodo antecedente all'indipendenza, Le vignette di Ismael Aït Djafer nella stampa di epoca coloniale degli anni 50’ mostrano che gli artisti algerini erano già attivi nell’uso di questo medium e producevano vignette e storie illustrate nonostante le restrizioni della colonizzazione.

Ovviamente, solo dopo l’indipendenza il fumetto algerino comincia ad uscire allo scoperto con numerosi fumettisti i cui lavori compaiono nei giornali nazionali proponendo temi e storie innovativi. 

I giornali diventano il trampolino di lancio per numerosi artisti come Mohamed Aram, conosciuto come il “padre dei fumetti algerini”, Ahmed Haroun, Rachid Aït Kaci, Maz e Slim, giusto per nominane alcuni. Tali autori, con molti altri, diveraternano i fondatori di note riviste di fumetti come  M’quidesh, El Manchar e Bendir, nate rispettivamente nel 1969, 1990 e 2009. Questi artisti hanno aperto la via alla produzione di fumetti in volumi attraverso la pubblicazione di album che raccoglievano strisce fumettistiche apparse in diversi testate giornalistiche; oppure producendo pubblicazioni con nuove storie e personaggi.

Dopo gli anni 90’, il mercato ha continuato a richiedere fumetti e così è stato fino a oggi – come il FIBDA mostra bene – seppure con diversi e numerosi ostacoli. Un problema di grande importanza è lo spazio e non ci riferiamo a quello fisico. Infatti, gran parte della libertà di espressione che è stata raggiunta nei tardi anni 80’ e che ha aiutato la produzione fumettistica, non si è mantenuta dopo gli anni 90’. Questo è vero anche per gli anni del governo Bouteflika e vale anche oggiorno, almeno sino ad ora, come si può vedere dalle ultime incarcerazioni di artisti.

 

La vicenda del fumettista Amine Benabdelhamid, conosciuto come “Nime” è solo un esempio dei multipli e arbitrari arresti. Nime è stato condannato nel dicembre 2019 ad un anno di prigione e tre mesi effettivi a causa di una caricatura che mostrava la persona (con ammirabile sesto senso, giorni prima dell’evento) che sarebbe diventata il presidente di Algeria dopo Bouteflika. 

Nime è stato trattenuto in prigione per un mese ed è stato rilasciato il 2 gennaio 2020 sebbene la sua sentenza non sia stata annullata. 

Il mondo dei fumetti va ben oltre le vignette politiche, ma quando si aggiunge il costo di produzione e i problemi della distribuzione, oltre alla promozione del  genere - così come sarà menzionato da Nedjem - lo sforzo diventa allora straordinario. 

 

 

Nadia Ghanem: Ho conosciuto Dalimen attraverso il tuo fumetto Waratha (collective) e Fatma n’Parapli di Soumeya, Safia Ouarezki e Mohammed Benameur. In quell momento mi sono resa conto che davvero pochi editori promuovono i fumetti algerini. Come è nata l’idea di specializzarti nei fumetti? Con quale fumetto Dalimen ha cominciato questa avventura? 

 

Dalila Nedjem: L’idea di integrare nel nostro catalogo i fumetti e’ nata in maniera naturale dopo la creazione del Festival del fumetto di Algeri. In quel momento, la maggior parte degli artisti avevano smesso di pubblicare durante la guerra civile algerina. Il festival FIBDA ha fatto rinascere l’arte del fumetto e la domanda del pubblico stava crescendo. Abbiamo cominciato la nostra avventura con la pubblicazione dell’album collettivo Monstres che era molto bello ed era nato da un workshop. Mentre altre case editrici erano caute nel considerare tali lavori, noi ci siamo buttati e così abbiamo cominciato a sviluppare questa linea editoriale.

 

NG: Fin dalla creazione di Dalimen, hai pubblicato fumetti e graphic novels, libri per bambini e adolescenti, libri sulle tradizioni locali come per esempio l’arte dei tappeti nell’Algeria del Sud con Tigurarin di Marie Claire Radigue, antologie come The Little Dictionary of Algerian Theatre di Achour Cheurfi, e Les contes du terroir algérien [Racconti Folkloristici Algerini] di Zoubeida Mameria, uno dei favori del tuo catalogo, oltrechè  saggi e biografie. Hai poi annunciato una riduzione della produzione, in parte per via delle difficoltà economiche che Dalimen stava affrontando. Come vanno le cose per oggi, nel 2020?

 

DN: Non ricordo di “aver voluto” cambiare la nostra linea editoriale (ride), ma di sicuro abbiamo conosciuto una crisi, non legata solo al mondo dell’editoria ma a tutti i settori e non solo a livello locale, ma piuttosto internazionale. Non vorrei ritrarre un’immagine deprimente del mondo delle pubblicazioni in Algeria, ma direi che nel 2020 le cose sono lontane dall’essere migliorate. Il “public procurement” è molto importante per la sopravvivenza del settore editoriale e speriamo davvero che questo nuovo governo riorganizzi e riformi quest’ambito di mercato. Non hanno forse detto che questo sarebbe stato il governo delle riforme? Aspettiamo e vediamo, così come dicono. 

 

NG: Sei arrivata in Algeria nel 1984 con lo scopo di aprire una casa editrice che potesse far conoscere il patrimonio culturale algerino e questo è quel che hai fatto dalla nascita di Dalimen nel 2001. La tua prima collana era sul patrimonio culturale, poi ti sei occupata di città algerine e di pittori. In seguito hai cominciato a sviluppare una collana di libri per bambini. Come sta andando al momento il mercato di libri per bambini ed adolescenti?

 

DN: Ho vissuto in Algeria per diversi anni. Mi sono innamorata di questo paese, ma stavo lavorando a quel tempo in un ambito completamente diverso e non avevo in programma di aprire una casa editrice, anche se ho da sempre sognato di vendere libri. Quando l’economia ha riaperto, ho prima lavorato nel 1997 nell’ambito della comunicazione. E’ solo nel 2001 che sono arrivata al mondo dell’editoria ed era in parte ciò che già stavo facendo con il mio lavoro nella comunicazione. Ho cominciato pubblicando pezzi giornalistici di Said Mekbel e libri per bambini. Mi è sembrato allora abbastanza naturale seguire una linea editoriale che si focalizzasse sul patrimonio culturale algerino che è così ricco e sconosciuto al grande pubblico, specialmente a quello internazionale. La specificità della nostra casa editrice sta proprio nell'interesse verso il patrimonio culturale algerino, tema ricorrente nei libri che pubblichiamo, siano essi romanzi, libri d’arte, fumetti, libri per bambino o adolescenti. 

 

NG: Sappiamo che stampare libri è difficile per le case editrici in Algeria. La carta è cara e non ci sono molti stampatori. Immagino che per te sia davvero una sfida produrre libri che necessitano di colori e foto di qualità. Quali sono le difficoltà che hai incontrato nel produrre fumetti e volumi illustrati? 

 

DN: Hai detto bene, la carta è molto costosa. Gli stampatori non sono molto rari: ci siamo sbarazzati di quest’immagine che avevamo di loro. Gli stampatori algerini hanno ottime stampanti e sono capaci di produrre libri bellissimi. Il problema che abbiamo è il costo della carta e la sua qualità. La sospensione dell importazioni dall'estero ha un impatto su tutti i settori, compreso il nostro, La seconda difficoltà per me è l’impossibilità di avere una produzione continua. Abbiamo una giovane generazione talentuosa, ma che spesso si accontenta di produrre un solo volume e non si convince ad andare oltre

 

NG: Quali cambiamenti ti permetterebbero di lavorare meglio e promuovere i tuoi libri più facilmente?

 

DN: Le edizioni Dalimen vorrebbero davvero incentivare la lettura dei fumetti. Vorremmo eliminare quest’immagine dei fumetti come genere riservato solo ai bambini. Certamente abbiamo pubblicazioni per giovani lettori, ma abbiamo anche fumetti per adulti perché questo genere parla a tutti ed è accessibile a tutti. Alcuni anni fa, abbiamo prodotto un album sull’emiro Abdelkader che volevamo distribuire nelle scuole. Il nostro obiettivo era di rendere le lezioni di storia più divertenti.  Questo è un metodo di apprendimento che funziona molto bene nei cosiddetti “Paesi sviluppati”, perché non introdurlo anche qui?

 

NG: Leggendo i fumetti da te pubblicati e le graphic novels, ho notato che molti sono disegnati e scritti da donne: penso per esempio a Nawel Louerrad, Safia e Soumia Ouarezki e Rim Laredj. Quali lavori di donne hai preferito nel corso del tempo? Quali temi ti hanno particolarmente colpito?

 

DN: Non ho in realtà preferenze tra i nostri libri: ciascuno tratta il proprio argomento a modo suo. E’ cosa nota che in Algeria abbiamo molte artiste di fumetti, ma non voglio associare o dare più importanza ad un libro per il fatto che è una donna ad averlo realizzato. Credo che le donne siano uguali agli uomini e che ogni lavoro compiuto da un uomo possa esserlo anche da una donna e viceversa. Per rispondere alla tua seconda domanda: penso che i temi che ci hanno segnato maggiormente sono quelli trattati in Monsters: una pubblicazione nella quale i giovani sono capaci di esprimere se stessi sull'incesto, la violenza e i traumi della guerra civile algerina.

 

NG: Sei stata presidentessa del FIBDA fin dalla sua istituzione: quale è lo status dei fumetti algerini e come sono percepiti dalle case editrici straniere che vengono a presentare le proprie pubblicazioni in Algeria? Partono poi con pubblicazioni algerine da distribuire nei rispettivi paesi? Riescono a distribuire I tuoi libri fuori dai confini algerini?

DN: Siamo fortunati ad avere una bellissima produzione locale. In 12 anni, l’industria dei fumetti e i suoi prodotti si sono considerevolmente sviluppati. I fumetti algerini hanno certamente acquisito una fama internazionale. Le persone che vengono dall'estero sono spesso sorprese dai temi trattati e specialmente dal modo in cui sono raffigurati. Spesso trovano questi lavori interessanti e di qualità. Certamente le case editrici estere lasciano questo paese con libri algerini e ne parlano nei rispettivi paesi. Al momento distribuiamo le pubblicazioni fumettistiche attraverso i festival e le fiere ai quali partecipiamo. Vendiamo inoltre su via mail ed inoltre alcune delle nostre pubblicazioni sono reperibili in rivenditori esteri, come ad esempio la libreria dell'Institut du Monde Arabe.

 

NG: Sei la direttrice della libreria Point Virgule ad Algeri, dove organizzati diversi eventi con autori e lettori. Con quali tipi di libri ti piace riempire gli scaffali? 

 

DN: E’ importante per gli autori essere in contatto con i propri lettori. Dirigo questa libreria da 16 anni e gli eventi con autori e lettori sono sempre stati nel nostro calendario di appuntamenti. I libri disponibili sui nostri scaffali dipendono dalla domanda dei lettori. I più richiesti sono i libri per bambini, libri di attività extra scolastiche, libri di sviluppo personale. Tuttavia sono sempre molto attenta anche alla letteratura internazionale.

 

NG: Quale libro e autore di Dalimen raccomanderesti ad un lettore che vuole scoprire la tua casa editrice?

 

DN: Se mi chiedi I miei favori al momento, direi senza esitazione l’ultimo romanzo di Jamil Rahmani e Michel Canesi L’ultime preuve d’amour, è davvero meraviglioso!

 

 

Si ringrazia M. Lynx Qualey per aver concesso la traduzione 

 

Traduzione a cura di Maria Laura Romani

 

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