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Conversazione con una delle penne di “Une révolte tunisienne”

 

A poca distanza dall’uscita della graphic novel “Une révolte tunisienne” per la casa editrice Alifbata, vi proponiamo una chiacchierata con l’artista Seif Eddine Nechi

Alla fine di questo articolo troverete una piccola biografia dell’autore.

 

Ringraziamo Seif Eddine per la sua disponibilità, la sua schiettezza e il suo umorismo: la sua visione del fumetto ha offerto moltissimi spunti interessanti e dipinge un quadro del fumetto tunisino (e arabo) in divenire. Nessuna strada è chiusa, ma molte sono aperte al momento.

 

 

 

 

La graphic novel  “Une révolution tunisienne”, a metà tra giornalismo e finzione, include molti elementi legati alla tua storia familiare. E’ stato semplice o difficile trasformarli in un disegno ed in una narrazione?

 

 Io ho vissuto “i moti del pane”, al contrario di Aymen [n.d.r. Aymen Mbarek], che più giovane di me non li ha vissuti, ma ha nella sua storia familiare dei collegamenti con quei fatti storici. Tuttavia fin dal principio io ed Aymen sapevamo di non voler fare un romanzo autobiografico: abbiamo messo nella narrazione i nostri ricordi, ciò che abbiamo sentito dire su quel periodo storico, ciò che abbiamo letto e studiato. Ci sono sì diverse referenze: per esempio la scuola elementare disegnata e la mia scuola elementare, il fatto che il protagonista perda un braccio fa riferimento al fatto che ero mancino e con la forza mi hanno fatto diventare destrorso. Ci sono moltissimi riferimenti e d’altronde la Tunisia descritta è di fatto la Tunisia che ho vissuto : abitavo in un palazzo dove c’erano italiani, ebrei, francesi…era un melting pot. Se c’erano le inondazioni tutti aiutavano per togliere l’acqua dall’androne del palazzo. 

 

A proposito di italiani, nel fumetto c'è un ampio riferimento alla comunità italiana di Tunisi, addirittura con alcune frasi in italiano…

 

Assolutamente. Gli italiani in Tunisia a quel tempo erano davvero molti. Sarà forse per quello che sono da sempre un grande amante dell’Italia, fin da quando sono bambino: andavo spesso dalla mia vicina italiana a guardare la RAI e a dieci anni parlavo italianoOra ho persol'abitudine, ma l’Italia mi piace sempre moltissimo.

 

 [n.d.r. Nel 2020 Seif ha anche partecipato ad un progetto dell'Università di Aix-Marseille che ha portato alla realizzazione di un fumetto sulla strage di Bologna del 1977. Il fumetto, dal titolo “De plomb et de sang" è stato pubblicato dalla casa editrice Appollonia]

 

La graphic novel“Une révolte tunisienne” è corredata da fonti storiche che aiutano ad inquadrare il contesto nel quale la narrazione si muove. Quale è stato il percorso di ricerca a questo scopo?

 

Io ed Aymen abbiamo fatto un lunghissimo percorso di ricerca e abbiamo guardato documentari, letto libri e visitato archivi. Devo dire che abbiamo dato moltissimo spazio alla ricerca e ci siamo divertiti enormemente. E’ anche importante dire che i fatti storici dei “moti del pane” sono stati nel tempo ripresi ed usati da diversi partiti politici : è stato dunque necessario fare una comparazione delle fonti. Per lungo tempo non abbiamo trovato articoli su Chbayah: era una vera leggenda ed io stesso ne avevo solo un vago ricordo, ma non avevamo una pista concreta. Quando un giorno abbiamo trovato un articolo che lo menziona…beh, quel giorno è stata una festa.

 

A livello artistico come vi siete organizzati?

 

C'è da dire che non è la prima volta che io e Aymen lavoriamo insieme. Entrambi abbiamo fatto parte del collettivo Lab916. Aymen è più specializzato nello scenario, mentre io nella parte grafica. Abbiamo la grande fortuna di stimarci e lavorare bene insieme: siamo davvero in sintonia. Abbiamo la capacità di poterci dire l’un l’altro quello che pensiamo senza prenderla sul personale… anche se l’altro fa una schifezza.

Per lungo tempo abbiamo provato a dar vita a questa graphic novel confrontandoci, facendo e disfacendo, unendo le nostre idee per raggiungere la narrazione finale del fumetto. Lui veniva spesso a casa mia e mi proponeva “potremmo fare così e così…” insomma è stato un processo a piccoli passi e in sincronia.

 

Ci puoi dire qualcosa sullo stile scelto per questa graphic novel? A quale lettore hai pensato nel realizzare questa graphic novel?

 

Il mio stile è piuttosto “scatchy” e questo si ritrova anche in gran parte della graphic novel. Ho rifatto più e più volte le tavole e in stili diversi, confrontandomi con Aymen: c’e da dire che tendo a fare e rifare le tavole e non sono mai contento del mio lavoro. Ho dunque provato diversi colori, diverse tecniche prima di arrivare alla scelta finale. Ancora adesso non sono convinto di alcune tavole o le rifarei, ma questa è una mia particolarità. 

Mi viene in mente una vignetta che ho visto poco tempo fa: l’artista aveva fatto prove su prove per poi arrivare ad un risultato anche più brutto di quello iniziale… si vedevano ancora le prove a matita dei disegni… beh, la vignetta è stata pubblicata così. L’ho trovato molto significativo perché penso che a volte bisogna ridare all’artista la possibilità di essere umano, di fare e disfare. 

Per quanto riguarda il lettore… non ho pensato ad un lettore in particolare. Le mie domande sono state: sono riuscito a attivare nel lettore delle emozioni, a trasmettere il movimento, a creare una narrazione coerente? Questo è quello che mi interessa. 

 

Qual è la tua visione sul panorama fumettistico tunisino attuale?

 

Il fumetto è cambiato molto dagli anni ottanta del secolo scorso e si è liberato dalla limitazione di chi lo considerava solo un prodotto per l'infanzia. Tuttavia allo stato attuale, se vuoi essere un fumettista e guadagnarti da vivere devi per forza parlare di alcuni temi, vedi per esempio l’immigrazione illegale. Io mi sento estraneo a tutto questo. Ho una difficoltà innata con l'engagement, in qualsiasi sua forma. Trovo che gli artisti di oggi, soprattutto arabi, siano incasellati in temi e categorie che non mi appartengono. Non ho dunque una vera e propria visione del fumetto tunisino ma so che al momento non esiste qui un fumetto “che parli alla gente”. Gli unici che ci sono riusciti sono gli egiziani: il fumetto egiziano parla alla gente comune e questo è fantastico. 

 

La graphic novel uscirà presto in arabo standard per la casa editrice Soubia. Come mai questa scelta e quali sono i progetti e gli obiettivi del progetto Soubia?

 

Abbiamo scelto di pubblicare in arabo standard perché probabilmente se il fumetto fosse in arabo tunisino non lo leggerebbe nessuno. Le persone non sembrano interessate al dialetto tunisino: ho l'impressione che spengano il cervello non appena inizi a parlare in tunisino. Dunque l’intento è che venga letto anche al di fuori della Tunisia.

D’altra parte Soubia è una strada ancora aperta: non sappiamo ancora cosa diventerà, su cosa ci focalizzeremo e in che modo. Vedo che c'è una necessità di libri illustrati per l’infanzia e lì vorremmo provare a trovare un posto. Probabilmente non faremo solo edizioni cartacee, ma punteremo sul digitale nella convinzione che il libro deve essere non necessariamente su carta e deve essere accessibile. I fumetti e gli albi illustrati sono estremamente costosi qui e non c’è di fatto un grande mercato. Non bisogna poi dimenticare il grande problema del costo della carta e della stampa.

Siamo al momento un mercato di nicchia, ma forse vogliamo far rimanere il fumetto in tal mercato...tutte le opzioni sono aperte al momento ed è un dibattito tuttora in corso. 

 

 

L’autore: Seif Eddine Nechi nasce a Tunisi nel 1974 ed ha lavorato per diversi anni nel mondo grafico pubblicitario. Ha fatto parte del collettivo Lab916 ed è stato direttore artistico nel 2019 del Salon artistique de la bande dessinée de Tazarka. Insieme ad Aymen Mbarek, lo sceneggiatore della graphic novel “Une révolte tunisienne”, ha fondato Soubia, primo blog per pubblicare fumetti in formato digitale ed ora casa editrice a tutti gli effetti. Nel 2017 vince il premio “miglior fumetto digitale”al CairoComix e poi al Khalil Award come “miglior graphic novel” per “Bombyx Mori” (in collaborazione con Aymen Mbarek).

A gennaio 2022 esce per la casa editrice francese Alifbata “Une révolte tunisienne: la légende de Chbayah”: si tratta della prima graphic novel tunisina pubblicata in francese e la prima pubblicata in Tunisia.

 

Per approfondire: 

 

Cité internationale de la bande dessinée et de l'image (Angoulême), Nouvelle génération : la bande dessinée arabe aujourd'hui : [exposition, Angoulême, Cité internationale de la bande dessinée et de l'image, 25 janvier-4 novembre 2018] , Marseille, Alifbata, 2018 

 

S. Di Marco, Fumetto e animazione in Medio Oriente, Latina, Tunué, 2011 (descrizione del panorama fumettistico in Tunisia e intervista a Seif Eddine Nechi)

 

 

Testo di Marialaura Romani 

 

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